Salvatore Quasimodo – Poesie
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Aleksandr Skrjabin
Etude op.2 no. 1 – Emil Gilels
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Dammi il mio giorno (da “Òboe sommerso (1930-1932)”)
Dammi il mio giorno;
ch’io mi cerchi ancora
un volto d’anni sopito
che un cavo d’acque
riporti in trasparenza,
e ch’io pianga amore di me stesso.
Ti cammino sul cuore,
ed è un trovarsi d’astri
in arcipelaghi insonni,
notte, fraterni a me
fossile emerso da uno stanco flutto;
un incurvarsi d’orbite segrete
dove siamo fitti
coi macigni e l’erbe.
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Forse il cuore (Giorno dopo giorno, 1947)
Sprofonderà l’odore acre dei tigli
Nella notte di pioggia. Sarà vano
Il tempo della gioia, la sua furia,
quel suo morso di fulmine che schianta.
Rimane appena aperta l’indolenza,
il ricordo di un gesto, d’una sillaba,
ma come d’un volo lento d’uccelli
fra vapori di nebbia. E ancora attendi,
non so che cosa, mia sperduta; forse
un’ora che decida, che richiami
il principio o la fine: uguale sorte,
ormai. Qui nero il fumo degli incendi
secca ancora la gola. Se lo puoi,
dimentica quel sapore di zolfo
e la paura. Le parole ci stancano,
risalgono da un’acqua lapidata;
forse il cuore ci resta, forse il cuore.
🙂
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Questo forse è un tempo in cui i sedicenti poeti denigrano il linguaggio formalmente pulito e sanguinante di Quasimodo perché lo riterranno portatore di un mondo poetico ormai superato da un individualismo fine a sé stesso. Ma nei versi di Quasimodo ferve il sangue dei veri poeti, quelli che attraversando sé stessi abbracciano l’intera umanità.
Grazie sempre, Luigi. Queste tue letture ci vanno riflettere non solo umanamente, che già è tanto, ma anche culturalmente invitandoci a guardare con severità certe letture dei numerosi contemporanei che ci accerchiano.
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C’é una Poesia universale che dissolve le nebbie della mediocrità e sia benedetto Quasimodo!
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non smetto di amare Quasimodo
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