Salvatore Quasimodo
Uomo del mio tempo
da : “Giorno dopo giorno”
Mondadori
Collana I poeti dello “Specchio”
Febbraio del 1947
con introduzione di Carlo Bo.
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Immagini da Aleppo bombardata
Bruno Maderna: Requiem, per soli, coro e orchestra (1946)
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Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
L’ ascolterei mille volte e mille e mille e non mi stancherebbe mai nello scoprire ogni volta il significato di una frase, la bellezza della parola
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Quando il Poeta è profeta, lettore sapiente e tragico del nostro tempo, che è purtroppo sempre uguale nelle sue vicende oscure. Possa questa Bellezza della parola aiutarci nel cammino che resta… Un abbraccio!
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della parola però dovremmo trattenere anche la forza con cui è uscita dalla mente dei poeti/profeti e farla nostra. Limitarsi a condividerne il pensiero servirà ad alimentare solo l’amarezza di non essere ancora riusciti a cambiare nulla. Il tempo per le riflessioni c’è stato, ora dovrebbe seguire quello dell’azione…
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Daniela sono perfettamente d’accordo con te sulla necessità di fare nostro il pensiero dei poeti. Condividerlo significa aiutarci ad essere coerenti con la nostra storia personale (che è già azione: Silenziosa, ma azione).
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Assimilare, per essere ancora profeti e testimoni credibili..
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La lettura di questa poesia segue la pubblicazione su facebook del post in cui hai scritto: “Davanti allo Stige violento, al fiume dell’odio che avvelena questo nostro tempo, il desiderio di rinchiudersi e gettare la chiave, per non uscire più a vedere l’orrore, sarebbe come accettare una terribile sconfitta, lasciando incustoditi gli argini. Indispensabile resistere!”
Ho risposto a questo tuo post con parole assolutamente non poetiche, il cui contenuto di saggezza tuttavia viene confermato da questi versi di Quasimodo. Che non è profetico, ma capace di comprendere l’animo dell’uomo. Un animo che si ripete nei secoli e che costituisce la storia umana. Purtroppo. Ma non abbiamo armi per mutare quest’animo ma solo la coerenza nel tentativo di mantenerlo in equilibrio.
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