PABLO NERUDA
CANTO GENERALE
IX
SI DESTI IL TAGLIALEGNA
VI
Pace per i tramonti che verranno
Traduzione, prefazione e note di Dario Puccini
Edizioni: SugarCo
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Quilapayún
Preludio Instrumental
El Reencuentro: Cantata Santa María de Iquique
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PACE per i tramonti che verranno,
pace per il ponte, pace per il vino,
pace per le parole che m’inseguono
e mi sorgono nel sangue intrecciando
di terra e di amori l’antico canto,
pace per la città nella mattina
allorché il pane si sveglia, pace
per il Mississippi, fiume delle radici:
pace per la camicia del fratello,
pace sul libro come un timbro d’aria,
pace per il grande colcos di Kiev,
pace per le ceneri di questi morti,
e di quest’altri, pace per il ferro
nero di Brooklyn, pace per il postino
che va di casa in casa come il giorno,
pace per il coreografo che grida
con un megafono verso i caprifogli,
pace per la mia mano destra
che soltanto vuol scrivere Rosario:
pace per il boliviano taciturno
come un blocco di stagno, pace
perché tu possa sposarti, pace
per tutte le segherie del Bío-Bío,
pace per il cuore lacerato
della Spagna guerrigliera:
pace per il piccolo Museo del Wyoming,
dove la cosa più dolce
è un cuscino con un cuore ricamato,
pace per il fornaio e i suoi amori,
e pace per la farina,
per tutto il grano che deve nascere,
pace per ogni amore che cercherà ombra di foglie,
pace per tutti quelli che vivono: pace
per tutte le terre e tutte le acque.
Io a questo punto vi saluto, torno
alla mia casa, dentro i miei sogni,
torno in Patagonia là dove
il vento scuote le stalle
e spruzza gelo l’Oceano.
Sono soltanto un poeta: vi amo tutti,
vado errante per il mondo che amo:
al mio paese mettono in carcere i minatori
e i poliziotti comandano sui giudici.
Ma io amo perfino le radici
del mio piccolo paese freddo.
Se dovessi mille volte morire
là voglio morire:
se dovessi mille volte nascere,
là voglio nascere,
accanto all’albero selvaggio dell’araucaria,
dinanzi ai venti marini del sud,
presso le campane comprate di recente.
Nessuno pensi a me.
Pensiamo insieme a tutta la terra,
battendo con amore sulla mensa.
Non voglio che il sangue torni
a bagnare il pane, i fagioli,
la musica: voglio che venga con me
il minatore, la fanciulla,
l’avvocato, il marinaio,
il fabbricante di bambole;
entrino con me in un cinema ed escano
a bere con me il vino più rosso.
Io non vengo a risolvere nulla.
Io sono venuto qui per cantare
e per sentirti cantare con me.
Proprio una gran voglia, desiderio di pace semplice…
bellissima scelta Luigi 🙂
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Neruda sa usare parole semplici per trasportare umanità. Buon proseguimento, Marta, un abbraccio!
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Desiderio di pace, di comunione, in poche parole di amore. Ciao Luigi.
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Grazie, Lucetta, un caro saluto!
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quanta purezza d’animo per scrivere tanta bellezza… un’altra tua proposta cui dire grazie. Ciao Luigi
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Ti ringrazio, cara Daniela. Stupisce sempre Neruda, qui nel Canto general, un opera titanica, un bel po’ distante dalle sue poesie d’amore. Un abbraccio!
Luigi
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e sia pace
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… Ciao, caro*Luigi
felice LUNA piena * ((((( o ))))) *
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Grazie, carissima Artamia, la luna piena è condivisa!!! Un abbraccio! Luigi
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