Marcello Comitini
La foglia rimasta a mezz’aria © 2019
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Lucas Cranach il Vecchio, Eva, 1528
Firenze, Galleria degli Uffizi
Erik Satie: Gymnopedie No 1
Mate Palhegyi – flute
Balazs Kantor – cello
Szilvia Elek – piano
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Dopo interminabili piogge
ha il tepore della primavera
questa bellissima giornata di dicembre.
Sul ramo di fronte alla mia finestra
si è posato un uccello colore delle onde
quando il mare è sconvolto dalla bufera.
Trema. Non ha becco né artigli.
Con il suo canto di angelo
sì crede capace di incantare la luna
di placare il vento, di spartire le acque
di dare vita alle pietre,
di sollevare le montagne più in alto.
Ma quando spalanca la bocca è solo un lamento
che attraversa i vetri della mia finestra.
Una giovane donna grassa e infelice
vestita di un nero più simile al grigio
passa sotto il suo ramo e si chiede
chi ascolti quel canto. Commossa gli porge
un rametto d’ulivo
inargentato come la luna.
Le foglie cadono una a una,
macchiando l’asfalto
del colore della ruggine.
L’uccello le spazza via con le ali
prende il volo verso le stelle.
Una nuvola pesante di pioggia lo avvolge
scivola sulle penne le tinge di rosso.
Il rosso gocciola sulle mani della donna
le dona il sorriso smarrito da tempo.
La donna si spoglia di fronte alla mia finestra.
I seni piccoli come due gocce di pioggia
il pube nascosto da una foglia rimasta a mezz’aria.
Il suo corpo è quello di Eva a cui la vita
ha appena donato la mela.
Mi guarda con occhi ridenti
come un’offerta a cui è impossibile non rispondere.
Ma le dico soltanto vieni.
Attingi
a mani levate la luce di questo giorno.
Colora di rosso il buio della mia mente,
il fiume dei miei desideri, la solitudine
della foglia rimasta a mezz’aria.
Lei torna a sorridere, mi viene accanto
chiude i miei occhi con le sue mani.
La foglia rimasta a mezz’aria
scopre il suo pube si ferma poi vola
verso le stelle in questa bellissima
e calda
notte di dicembre.
Luigi, come sempre le tue letture donano vita e calore alle immagini. Certamente sai di avermi sorpreso. Ben altra lettura mi aspettavo: quella del grande e profondo Luzi, non del microscopico Comitini. Eppure mi hai donato questi versi. Li accolgo con immensa gratitudine. Non non siamo
“costoro che sorridenti si riconoscono
si chiamano da lontano si stringono le mani
poi si abbracciano e si baciano?
Chi?
Coloro che ogni giorno
s’ignorano.”
Come ho amaramente pubblicato oggi sul mio blog.
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Carissimo Marcello, certamente quei tuoi versi, che amaramente concludono la tua poesia, “fotografano” la realtà della mancanza di sincerità ed empatia, nei rapporti “umani” di questo nostro oscuro tempo. Ci sono poi alcuni miracoli, che tu ed io conosciamo… Grazie a te, carissimo Poeta,ti abbraccio!
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Marcello tu non sei microscopico!

Posso raggiungere te attraverso questo dono bellissimo che Luigi ti ha fatto con il mio più grande abbraccio?
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Ti abbraccio anch’io!
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Ha ragione Marcello, la sua poesia, già bella, acquisisce un valore aggiunto con la tua lettura, buona domenica!
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Grazie, Silvia, buona domenica!
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Atmosfere, colori, suoni….capolavoro! grazie!
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Grazie, Annamaria, un abbraccio!
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Grazie dell’apprezzamento, Annamaria ♥
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Grazie Silvia. Buon lunedì ♥
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Siete un’accoppiata vincente!!!!
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Grazie, cara Lucetta, approfitto dell’incontro per augurarti un Felice Nuovo Anno! Un abbraccio.
Luigi
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Grazie Luigi ricambio l’augurio con la speranza che sia un anno per te e per il Cile migliore sotto tutti gli aspetti.
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Grazie del tuo apprezzamento, Lucetta ♥
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Per te Luigi, dono di Dio a tutti noi con la tua voce e la tua persona
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Grazie di cuore, Marzia; ricambio l’abbraccio calorosamente! Non molliamo, nonostante le cicatrici, molte… alcune che non rimarginano, ma servono, per non vivere nell’illusione.
A presto!
Luigi
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L’ha ripubblicato su marcellocomitinie ha commentato:
Ed ecco la lettura di Luigi Maria Corsanico, la cui voce, ormai tutti lo sappiamo dona linfa vitale alle parole dei poeti. Amici, voi che avete già letto il testo, ascoltate questa lettura e, ascoltandola, volerete come la foglia e vi accorgerete come sia bello non rimanere più a mezz’aria.
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