FERNANDO PESSOA
AUTOPSICOGRAFIA / Il poeta è un fingitore
1º aprile 1932
da: Una sola moltitudine, Adelphi, 1979
Traduzione di Antonio Tabucchi
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Avant-Dernières Pensées I. – Erik Satie
Almada Negreiros, Retrato de Fernando Pessoa
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Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.
E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.
E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore.
Nessuna descrizione dell’attività del poetare è più fedele di quanto tracciato dai versi di Pessoa. Fingere il dolore che davvero sente è il modo più elegante per dire con quale cura il poeta scrive e riscrive, corregge e modifica, fin quando ciò che scrive non corrisponde esattamente a ciò che prova. E ciò che prova e quel che descrive sono entrambi un solo dolore, proprio quel dolore che il lettore sente scendergli nell’animo.
Una poesia semplice eppure complessa perché complesso è l’argomento e il saperlo intendere correttamente.
Luigi, ti ringrazio, per questa lettura che pone l’accento sugli esili passaggi di questi versi. Ti ringrazio, pensando di farlo anche a nome di Pessoa.
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Grazie, Marcello! Un argomento da approfondire sabato: la complessità nella semplicità… A presto!
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Per te e Marcello
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Grazie, Marzia! Hallelujah!
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