So da sempre che vieni Mario Luzi da: Sotto specie umana in: Poesie ultime e ritrovate a cura di Stefano Verdino Garzanti , 2014
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Alexander Scriabin Op. 11: Prelude No. 11 in B Major (Allegro assai) Matthieu Idmtal, piano
So da sempre che vieni pure non ti prevedo mai, m’arrivi, tu, nota, di sorpresa – e che improvviso festosamente si rinnova! Nota, al mio primo tocco sfidi il rosario delle altre, m’inalzi e mi frantumi una cupola di sonorità nel cuore, mi crosci in un diluvio che non cala, monta in alto, vaga oltre i confini del desiderio e del dolore. Però si ricompone mia, non mia, nell’aria una lunga storia umana e la sua eco, entra nella tua luce l’ombra della mortalità e tu la fai e non la fai dimenticare. Si avvolge su se stesso, ascende nelle sue volute il tempo, dove? in voragini si perde, in azzurre e nere eclissi si inabissa per la sua riapparizione dopo, quando tempo non è più ma cosa? d’altro e identico…
JORGE LUIS BORGES – LE CAUSE Jorge Luis Borges TUTTE LE OPERE a cura di Domenico Porzio, volume secondo ARNOLDO MONDADORI EDITORE 1985
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Glenn Gould plays Johann Sebastian Bach’s Partita no.6 in E minor, BWV830
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I ponenti e le generazioni. I giorni di cui nessuno fu il primo. La frescura dell’acqua nella gola di Adamo. L’ordinato Paradiso. L’occhio che sta decifrando la tenebra. L’amore dei lupi al farsi dell’alba. La parola. L’esametro. Lo specchio. La torre di Babele e la superbia. La luna che guardavano i caldei. Le sabbie innumerevoli del Gange. Chang-Tzu e la farfalla che lo sogna. Le mele d’oro delle isole. I passi dell’errante labirinto. L’infinito tessuto di Penelope. Il tempo circolare degli stoici. La moneta in bocca di chi è morto. Il peso della spada sulla bilancia. Ogni goccia d’acqua nella clessidra. Le aquile, gli sfarzi, le legioni. Cesare nel mattino di Farsaglia. L’ombra delle croci sopra la terra. L’algebra e la scacchiera del persiano. Le tracce delle lunghe migrazioni. La conquista di regni con la spada. La bussola incessante. Il mare aperto. L’eco dell’orologio nel ricordo. Il re giustiziato con la mannaia. La polvere infinita che fu eserciti. La voce dell’usignolo in Danimarca. Lo scrupoloso tratto del calligrafo. Il volto del suicida nello specchio. La carta di chi bara. L’oro avido. Le forme della nube nel deserto. Ogni arabesco del caleidoscopio. Ogni rimorso ed anche ogni lacrima. Tutte queste cose abbisognarono perché le nostre mani s’incontrassero.
L’Immaginifico è stato detto Gabriele D’Annunzio (che nel romanzo “Il fuoco” usa questo attributo a proposito di Stelio Effrena, personaggio in cui ha adombrato sé stesso).
Gabriele D’Annunzio – La pioggia nel pineto
Gabriele D’Annunzio, Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi, Libro III, ALCIONE, Milano, Fratelli Treves Editori, 1908.
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Claude Debussy, Rêverie Judie Meulink, piano
Dipinto di Carlo Mattioli (1911 – 1994)
d’Annunzio – L’ONDA (Romena, 22 agosto 1902) ALCYONE
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Claude Debussy da “La Mer” Immagini di L.M.Corsanico
Gabriele D’Annunzio La sera fiesolana (Capponcina di Settignano, 17 giugno 1899)
Gabriele D’Annunzio Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi, Libro III, ALCIONE Milano, Fratelli Treves Editori, 1908.
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Julius Klengel (1859 – 1933) Hymnus for 12 Cellos, Op. 57 Cello Classics Ensemble
Fernando Pessoa – La libertà è la possibilità dell’isolamento
Voce recitante: Luigi Maria Corsanico con Neu Musik Duett – “L’ancien cycle” Guido Mazzon, tromba Marta Sacchi, flauto sopranino
FERNANDO PESSOA IL LIBRO DELL’INQUIETUDINE di Bernardo Soares Frammento Nel 1986, Maria José de Lancastre e Antonio Tabucchi tradussero e curarono per Feltrinelli la prima edizione italiana del Livro do Desassossego.
A liberdade é a possibilidade do isolamento. Livro do Desassossego por Bernardo Soares.Vol.II. Fernando Pessoa. (Recolha e transcrição dos textos de Maria Aliete Galhoz e Teresa Sobral Cunha. Prefácio e Organização de Jacinto do Prado Coelho.) Lisboa: Ática, 1982. – 456.
Questa vecchia angoscia, questa angoscia che porto da secoli dentro di me, è traboccata dal vaso, in lacrime, in grandi immaginazioni in sogni tipo incubi senza terrore in grandi emozioni improvvise, senza alcun senso.
È traboccata. Quasi non so come comportarmi nella vita con questo malessere che mi riempie l’anima di pieghe! Se almeno impazzissi per davvero! Ma no: è questo essere a mezza strada, questo quasi, questo essere sul punto di…
Il ricoverato di un manicomio almeno è qualcuno. Io sono il ricoverato di un manicomio senza manicomio. Sono pazzo a freddo, sono lucido e matto, sono estraneo a tutto e uguale a tutti: sto dormendo sveglio con sogni che sono pazzia perché non sono sogni. Sono in questo stato…
Povera vecchia casa della mia infanzia perduta! Chi avrebbe detto che mi sarei tanto disperso! Che ne è del tuo bambino? È impazzito. Che ne è di colui che dormiva tranquillo sotto il tuo tetto provinciale? È impazzito. Ma chi, fra quelli che fui? È impazzito. Oggi costui è chi io sono.
Se almeno possedessi una religione! Per esempio, una per quel feticcio che c’era in casa nostra, la vecchia casa, che veniva dall’Africa. Era bruttissimo, era grottesco, ma c’era in lui la divinità di tutto quello in cui si crede. — Giove, Geova, l’Umanità — uno qualunque servirebbe, infatti che cosa è tutto se non quello che pensiamo di tutto?
Stesura: settembre 1920 Prima pubblicazione: 1936 in: Beschreibung eines Kampfes. hrsg. von Max Brod in Gemeinschaft mit Heinz Politzer, Prag, Verlag Heinrich Mercy Sohn.
FERNANDO PESSOA – ORIZZONTE Fernando Pessoa Il violinista pazzo a cura di Amina Di Munno 1995 Arnoldo Mondadori Editore Titolo originale dell’opera: The Mad Fiddler 5-10-1916 “The Mad Fiddler”. in Poesia Inglesa. Fernando Pessoa. (Organização e tradução de Luísa Freire. Prefácio de Teresa Rita Lopes.) Lisboa: Livros Horizonte, 1995.
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Paul Hindemith – Der Tod (1931) Netherlands Chamber Choir
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Orizzonte
I
Sconosciuti abissi del profondo mare, in oscuri antri freddi (le spoglie della battaglia non sono per te) riposano per sempre
Né una visione dall’alto né un monte luminoso ricompensano il tuo dolore. L’angelo segreto non tiene conto della tua perduta vincita.
Nella bocca della Sfinge la storia è morta, l’erba del sentiero è cresciuta. Il nostro tormento arriverà dove l’hai guidato attraverso l’Ignoto.
Aspetti nascosto o riposi tranquillo in ciò che il silenzio proibisce? Concedici almeno l’inesauribile ricerca di te e i prati fioriti.
II
Il mare è ormai una linea bianca che accompagna il mio desiderio, e il vento giunge tenebroso e sottile con la sua arcana capacità
di toccare la mia abituale disperazione e il mio dolore, la mia meraviglia e la mia notte, la chiara sensazione della pioggia imminente e della mia smarrita gioia.
La perduta ragione di conquistare l’amore si placa con quel che è la segreta visione, il bosco splendente e gli ultimi alberi.
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HORIZON
I
Unheard of fathoms in the deep sea, In cool caves deep (The spoils of battle are not for thee) For ever sleep.
No upward vision or shining mount Rewards thy pain. The secret angel keepeth no count Of thy lost gain.
On the sphynx’s mouth the tale is dead, The path grass grown. Our sorrow shall follow where thout hast led, Through the Unknown.
Waitest thou hidden, or quiet rest What silence forbids? Give us at least thy unobtained quest And the flowered meads.
II
Already the sea is a whitening line Along my wish, And the wind is coming shadowy and fine With its eerie reach
To touch my common despair and pain, My wonder and night, The subtle sense of the coming rain And my lost delight.
The missing reason for having love Is quiet with these, The secret vision, the shining grove And the final trees.
Dylan Thomas La mano che firmò il trattato – Lettura di Luigi Maria Corsanico The hand that signed the paper
Dylan Thomas Poesie a cura di Ariodante Marianni Einaudi, Torino 1965 Twenty-Five Poems, published by J. M. Dent & Co., London (1936).
Ludwig van Beethoven Sinfonia n. 7 in La maggiore op. 92 II movimento, Allegretto Berliner Philharmoniker, Herbert von Karajan
Disegno: Peter Grippe The Hand that Signed the Paper Felled a City 1960, Morris Gallery, New York
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La mano che firmò il trattato abbatté una città; Cinque dita sovrane tassarono il respiro, Raddoppiarono il globo dei morti e dimezzarono un paese; Quei cinque re misero a morte un re.
La mano possente conduce a una spalla sghimbescia, Il calcio rattrappisce le giunture delle dita; Una penna d’un’oca ha messo fine all’omicidio Che ha messo fine ai negoziati.
La mano che firmò il trattato produsse una febbre. E la penuria crebbe, e le locuste vennero; Grande è la mano che ha dominio sull’uomo Scarabocchiando un nome.
I cinque re contano i morti, mala piaga Incrostata non curano, la fronte non carezzano; Una mano governa la pietà come governa i cieli; Dalle mani non scorrono le lacrime.
The hand that signed the paper felled a city; Five sovereign fingers taxed the breath, Doubled the globe of dead and halved a country; These five kings did a king to death.
The mighty hand leads to a sloping shoulder, The finger joints are cramped with chalk; A goose’s quill has put an end to murder That put an end to talk.
The hand that signed the treaty bred a fever, And famine grew, and locusts came; Great is the hand that holds dominion over Man by a scribbled name.
The five kings count the dead but do not soften The crusted wound nor stroke the brow: A hand rules pity as a hand rules heaven; Hands have no tears to flow.