Abbiamo letti pieni di profumi leggeri,
divani profondi come le tombe,
e sugli scaffali i fiori più strani
schiusi per noi sotto bellissimi cieli.
Consumando al massimo il loro calore
Due fiaccole saranno i nostri due cuori
Che rifletteranno le loro doppie luci
Negli specchi gemelli dei nostri due spiriti.
In una sera rosa e di mistico blu
Ci scambieremo un unico bagliore
Come un lungo singhiozzo carico di addii.
E subito un Angelo dischiudendo le porte Verrà a rianimare, fedele e gioioso, gli specchi offuscati e le fiamme morte.
~~~~~~
XCIX LA MORTE DEI POVERI
È la Morte che consola e la Morte che fa vivere.
È scopo della vita ed è la sola speranza
Che, divino elisir, c’inebria e ci pervade
E ci dona la forza d’arrivare sino a sera.
Attraverso la tempesta e la neve e il gelo
è il chiaro che vibra all’orizzonte nero,
è l’albergo famoso annotato sul libro
dov’è possibile sfamarsi, e dormire e sedersi.
C’è un Angelo che tiene tra le dita magnetiche
il sogno e il dono di estatici sogni
e apparecchia il letto dei poveri e nudi.
È la gloria di Dio, è il granaio mistico, è la borsa del povero e la sua patria antica, è il portico aperto su Cieli sconosciuti.
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C LA MORTE DEGLI ARTISTI
Quante volte dovrò scuotere il mio sonaglio
E baciare la tua fronte bassa, triste caricatura?
Per cogliere nel segno di mistica natura
Quante frecce perdere, o mia faretra?
Affaticheremo la nostra anima in sottili complotti
e spesso demoliremo la pesante armatura
prima di contemplare la grande Creatura
che colma di singhiozzi il desiderio infernale!
Coloro che non hanno mai conosciuto il loro Idolo,
scultori dannati e marchiati d’infamia
che vanno martellandosi il petto e la fronte
non hanno altra speranza, Campidoglio triste e strano!
Che la Morte planando come un nuovo Sole,
faccia sbocciare i fiori del loro cervello!
Richard Wagner Wesendonck Lieder, Träume Jill Valentine, viola Madeline Slettedahl, piano
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I FIORI DEL MALE SPLEEN E IDEALE LX Spleen(Sono pieno di ricordi come avessi mille anni)
Sono pieno di ricordi come avessi mille anni. Un mobile enorme con cassetti colmi di versi, bilanci, processi, romanze, dolci biglietti con spesse ciocche di capelli avvolte nelle quietanze, nasconde meno segreti del mio triste cervello. È una piramide, un immenso sepolcro nascosto che contiene più morti di una fossa comune. Io sono un cimitero che la luna rifugge, dove lunghi versi, strisciando come rimorsi, si accaniscono sempre sui miei morti più cari. Sono una vecchia stanza piena di rose appassite dove giacciono in gran disordine modelli superati, dove pastelli lacrimosi e pallidi Boucher aspirano il profumo vecchio di un flacone aperto. Nulla eguaglia in lunghezza queste giornate assurde quando sotto i fiocchi pesanti di nevose annate la noia, frutto della piatta apatia, assume le dimensioni di un essere immortale. — Ormai tu non sei, o materia vivente, che una roccia circondata da spaventose onde, una roccia assopita in fondo a un Sahara brumoso, una vecchia sfinge ignorata da un mondo senza pensieri, dimenticata dagli atlanti, e dall’umore scontroso che canta solamente ai raggi del tramonto.
TRADUZIONE DI MARCELLO COMITINI EDIZIONI CAFFÈ TERGESTE
Cliccare sull’immagine per maggiori informazioni.
Al principe delle nuvole è simile il Poeta che vive nella tempesta e non si cura dell’arciere; esiliato sulla terra in mezzo agli improperi, le sue ali di gigante gl’impediscono di andare.
Charles Baudelaire I fiori del male 1857 – 1861
Lettura diLuigi Maria Corsanico Richard Wagner – Tannhäuser Lied an den Abendstern London Symphony Orchestra
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EDIZIONE 1861 Poesie aggiunte alla seconda edizione SPLEEN E IDEALE II L’ALBATRO
Spesso per
divertirsi, gli uomini d’equipaggio
catturano degli
albatri, grandi uccelli dei mari
che seguono indolenti
compagni di viaggio,
lo scorrere della
nave sugli abissi terribili.
Non appena deposti
dai marinai sulle plance,
questi prìncipi
dell’aria, maldestri e vergognosi
lasciano cadere le
grandi ali bianche
come remi trascinati
pietosamente ai fianchi.
Com’è goffo e molle
il viaggiatore alato,
Lui, così elegante,
com’è comico e brutto!
Uno con la pipa gli
stuzzica il becco
l’altro mima
zoppicando l’infelice che volava!
Al principe delle
nuvole è simile il Poeta
che vive nella
tempesta e non si cura dell’arciere;
esiliato sulla terra
in mezzo agli improperi,
le sue ali di gigante gl’impediscono di andare.
Nell’edizione del 1861 questa poesia sostituì Le Soleil che fu inserita nella sezione Tableaux Parisiens
“Nel ritratto che Natalia Ginzburg traccia nel suo libro “Lessico Familiare” del 1963, gli ultimi gesti di Pavese sono ricordati come quelli di “uno che prepara e predispone il corso di una passeggiata o una serata.” E subito dopo precisa che “In lui la paura era più grande che in noi: era in lui la paura, il vortice dell’imprevisto e dell’inconoscibile, che sembrava orrendo alla lucidità del suo pensiero”. Leggendo con tono asettico le sue opere, vi scorgeremmo anche noi quel sorriso maligno che la Ginzburg scopre più volte sul viso di Pavese. Quel sorriso che Fernanda Pivano ( amata da Pavese senza esserne corrisposto) in un articolo sul Corriere della Sera del 25/8/2000 definisce tuttavia carico di “humour brusco”. La scrittrice inoltre ricorda la vita di Pavese come la lotta di un uomo concreto contro la disperazione, ma anche di uno scrittore che ha il gusto della narrazione e che annota il 12 aprile 1941: «Uno dei meno osservati gusti umani è quello di prepararsi degli eventi a scadenza, di organizzarsi un gruppo di accadimenti che abbiano una costruzione, una logica, un principio e una fine. ». Le annotazioni che Pavese scrive sul suo diario, soprattutto negli ultimi giorni, sono e rimangono la testimonianza intima di una vita, sia di uno scrittore o di uno scienziato, che tesse con lucidità e determinazione la volontà di morire. Di fronte al buio che la morte, o anche solo l’idea, porta con sé, credo che nessuno possa fare a meno di commuoversi considerando lo stato esistenziale e psicologico di chi decide di non continuare più una vita che gli ha mostrato e gli mostra una serie infinita di sconfitte. Ed è questo il tono con cui Luigi rivolge a noi questa lettura. Un tono meditato e meditativo che vuole aprire con voce pensosa, uno spiraglio di pietà per un gesto ignorato prima, incomprensibile poi ai più, e spesso ritenuto da costoro inaccettabile.”
CESARE PAVESE ((Santo Stefano Belbo, 9 settembre 1908 – Torino, 27 agosto 1950)
IL MESTIERE DI VIVERE – Diario, 22 giugno – 18 agosto 1950
Lettura di Luigi Maria Corsanico
CESARE PAVESE IL MESTIERE DI VIVERE 1935-1950 / 1952
Giulio Einaudi editore s. p. a., Torino
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Pier Paolo Pasolini Supplica a mia madre (Poesia in forma di rosa, 1964) Lettura di Luigi Maria Corsanico
Alexander Scriabin – Prelude in f sharp minor (Op.11 Nr.8) Vasily Gvozdetsky (piano)
E’ difficile dire con parole di figlio ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere: è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame d’amore, dell’amore di corpi senza anima.
Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l’infanzia schiavo di questo senso alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l’unico modo per sentire la vita, l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire. Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
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Charles Baudelaire I fiori del male 1857 – 1861 Traduzione di Marcello Comitini
Abbiamo letti pieni di profumi leggeri, divani profondi come le tombe, e sugli scaffali i fiori più strani schiusi per noi sotto bellissimi cieli.
Consumando al massimo il loro calore Due fiaccole saranno i nostri due cuori Che rifletteranno le loro doppie luci Negli specchi gemelli dei nostri due spiriti.
In una sera rosa e di mistico blu Ci scambieremo un unico bagliore Come un lungo singhiozzo carico di addii.
E subito un Angelo dischiudendo le porte Verrà a rianimare, fedele e gioioso, gli specchi offuscati e le fiamme morte.
XCIX LA MORTE DEI POVERI
È la Morte che consola e la Morte che fa vivere. È scopo della vita ed è la sola speranza Che, divino elisir, c’inebria e ci pervade E ci dona la forza d’arrivare sino a sera.
Attraverso la tempesta e la neve e il gelo è il chiaro che vibra all’orizzonte nero, è l’albergo famoso annotato sul libro dov’è possibile sfamarsi, e dormire e sedersi.
C’è un Angelo che tiene tra le dita magnetiche il sogno e il dono di estatici sogni e apparecchia il letto dei poveri e nudi.
È la gloria di Dio, è il granaio mistico, è la borsa del povero e la sua patria antica, è il portico aperto su Cieli sconosciuti.
C LA MORTE DEGLI ARTISTI
Quante volte dovrò scuotere il mio sonaglio E baciare la tua fronte bassa, triste caricatura? Per cogliere nel segno di mistica natura Quante frecce perdere, o mia faretra?
Affaticheremo la nostra anima in sottili complotti e spesso demoliremo la pesante armatura prima di contemplare la grande Creatura che colma di singhiozzi il desiderio infernale!
Coloro che non hanno mai conosciuto il loro Idolo, scultori dannati e marchiati d’infamia che vanno martellandosi il petto e la fronte
non hanno altra speranza, Campidoglio triste e strano! Che la Morte planando come un nuovo Sole, faccia sbocciare i fiori del loro cervello!
Debussy: Petite Piece. Richie Hawley, Clarinet Brian Connelly, Piano
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I FIORI DEL MALE SPLEEN E IDEALE
LXXVI LA MUSICA
La musica talvolta m’avvolge come un mare! E dispiego le vele sotto un cielo di nebbia o negli spazi immensi verso la mia stella pallida. Con il petto in avanti, gonfiando i miei polmoni di pesante tela salgo e discendo sui crinali di grandi monti di acque sonore; sento vibrare in me le identiche passioni di una nave che soffre; il vento favorevole, uragani e tempeste sull’oscuro baratro mi cullano, e talvolta la calma, — grande specchio della mia disperazione!
Neu Musik Duett “Noise” ℗ 2022 Guido Mazzon, keyboard Marta Sacchi, keyboard Voce recitante, Luigi Maria Corsanico
Dal commento di Marcello Comitini:
“…lo scenario di una taverna frequentata da ubriachi che sentono rinascere nel vino i loro rumorosi e invadenti incubi. Solo l’Odio non cede all’abbraccio inebriante e smemorante del vino, ma da esso trae maggiore lucidità per compiere il tuo terribile mestiere. “
SPLEEN E IDEALE
LXXI LA BOTTE DELL’ ODIO
L’Odio è la botte delle pallide Danaidi: la folle Vendetta dalle braccia rosse e forti inutilmente versa nelle sue tenebre vuote secchi colmi di sangue e lacrime di morti.
Il Demonio in segreto buca quelle tenebre, e da lì sfuggono millenni di sudori e di sforzi anche se l’Odio rigenerasse le sue vittime e per sanguinare, galvanizzasse i loro corpi.
L’Odio è un ubriaco in fondo a una taverna che sente la sete rinascergli dal vino e moltiplicarsi come l’idra di Lerna
– Ma i bevitori felici conoscono chi li doma, mentre l’Odio è votato alla penosa sorte di non crollare mai sotto la tavola.
Elevazione Traduzione di Marcello Comitini da “Spleen e Ideale”, in “I fiori del male”
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Adagio – Domenico Zipoli (extrait) Hautbois: Pierre Pierlot, violoncelle: Bernard Fonteny, orgue: Anne-Marie Beckensteiner, ORCHESTRE DE CHAMBRE JEAN-FRANCOIS PAILLARD, CONDUCTOR: Jean-Francois Paillard
Fotografie di L.M.Corsanico
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III
ELEVAZIONE
Al di sopra di laghi e di montagne,
del mare, dei boschi e delle nuvole,
al di sopra del sole, oltre lo spazio,
al di là dei confini delle sfere celesti
navighi, mio spirito con agilità.
Nuotatore eccellente che gode dell’onda,
solchi allegramente l’immensità profonda
con un’indicibile e maschia voluttà.
Innàlzati ben lontano dai miasmi pestiferi
vai a purificarti nell’aria superiore,
e bevi, come liquore puro e divino,
il limpido fuoco degli spazi cristallini.
Abbandonando le noie e le profonde tristezze
che rendono pesante l’esistenza brumosa,
felice colui che può con ali vigorose
slanciarsi verso campi luminosi e sereni,
colui i cui pensieri, simili alle allodole, liberi si slanciano verso i cieli al mattino, – chi plana sulla vita e comprende senza sforzo il linguaggio dei fiori e delle cose mute!
Charles Baudelaire Élévation Les Fleurs du mal “Spleen et Idéal“ Éditeur Auguste Poulet-Malassis, 1857 Lu par Luigi Maria Corsanico
III. Élévation
Au-dessus des étangs, au-dessus des vallées, Des montagnes, des bois, des nuages, des mers, Par-delà le soleil, par-delà les éthers, Par-delà les confins des sphères étoilées, Mon esprit, tu te meus avec agilité, Et, comme un bon nageur qui se pâme dans l’onde, Tu sillonnes gaiement l’immensité profonde Avec une indicible et mâle volupté. Envole-toi bien loin de ces miasmes morbides; Va te purifier dans l’air supérieur, Et bois, comme une pure et divine liqueur, Le feu clair qui remplit les espaces limpides. Derrière les ennuis et les vastes chagrins Qui chargent de leur poids l’existence brumeuse, Heureux celui qui peut d’une aile vigoureuse S’élancer vers les champs lumineux et sereins; Celui dont les pensers, comme des alouettes, Vers les cieux le matin prennent un libre essor, – Qui plane sur la vie, et comprend sans effort Le langage des fleurs et des choses muettes!
Piomberemo a breve nelle fredde tenebre.
Addio vivida luce delle nostre estati troppo brevi!
Sento già cadere con funerei colpi
la legna che rimbomba sul lastrico dei cortili.
L’inverno intero sta per entrarmi nel cuore:
collera, odio, fremiti, orrore, lavoro duro e forzato,
e come il sole nel suo inferno polare,
il mio cuore sarà soltanto un sasso rosso e gelido.
Ascolto con tremore ogni ceppo che cade:
non ha eco più sorda innalzare un patibolo.
Il mio spirito è simile a una torre che crolla
sotto i colpi dell’ariete infaticabile e pesante.
Mi sembra, cullato dai colpi monotoni,
che in qualche luogo si chiuda in gran fretta una bara.
Per chi? Ieri era estate ed ecco l’autunno!
Questo rumore misterioso suona come un addio.
II
Amo dei tuoi lunghi occhi i verdi bagliori
dolce bellezza, ma tutto oggi mi è amaro,
e nulla, il tuo amore, l’alcova o il focolare
vale come il sole sfavillante sul mare.
E tuttavia amami, fammi da madre, tenero cuore,
anche per un ingrato, anche per un malvagio.
Amante o sorella, sii la dolcezza effimera
d’un glorioso autunno o di un sole al tramonto.
Compito breve! L’avida tomba attende! Ah! Lasciami, la fronte sulle tue ginocchia, gustare nel rimpianto dell’estate bianca e torrida, il raggio giallo e dolce dell’autunno pieno.
Charles Baudelaire I fiori del male 1857 – 1861 Traduzione di Marcello Comitini / Edizioni Caffè Tergeste EDIZIONE 1861 Poesie aggiunte alla seconda edizione
SPLEEN E IDEALE LXXX IL GUSTO DEL NULLA LE GOÛT DU NÉANT
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Arvo Pärt – Fratres, for violin, string orchestra and percussion Gil Shaham, violin – Roger Carlsson, percussion Gothenburg Symphony Orchestra, Neeme Järvi
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Spirito triste, un tempo innamorato della lotta, la Speranza, che t’incitava con il suo sperone, non vuol più cavalcarti! Sdràiati senza pudore, vecchio cavallo il cui piede inciampa ad ogni passo.
Rassègnati, o cuore, dormi il sonno del bruto.
Spirito vinto, sfinito, per te, vecchio ladro, l’amore non ha più gusto, non ha più gusto la lotta. Addio, dunque, squilli di tromba, sospiri di flauto! Non tentate più, piaceri, un cuore triste e buio!
La Primavera adorabile ha perduto il profumo!
E il Tempo mi inghiotte, attimo dopo attimo, come neve profonda un corpo irrigidito. Dall’alto contemplo la rotondità della terra e non vi cerco più il riparo di una capanna.