SOUNDS&VOICE PROJECT Neu Musik Duett “Fil Rouge” ℗2023 Guido Mazzon, tromba Marta Sacchi, piano
Voce recitante: Luigi Maria Corsanico
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Lawrence Ferlinghetti – FA’ VEDERE A TUO FIGLIO… Scoppi urla risate titolo originale: Blasts Cries Laughter traduzione di Damiano Abeni Lawrence Ferlinghetti, 2014. Published by arrangement with The Italian Literary Agency and City Lights Books SUR, 2019
Friedrich Nietzsche Al di là del bene e del male Preludio a una filosofia dell’avvenire Capitolo settimo Le nostre virtù A cura di Susanna Mati Traduzione di Susanna Mati e Omar Abu Dbei
Lawrence Ferlinghetti – La lunga strada The Long Street A Coney Island of the Mind (City Lights Books, New Directions Publishing Corporation, 1958)
A Coney Island of the Mind / Lawrence Ferlinghetti traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan. Roma : Minimum fax, 2011
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Miles Davis Quintet Live at Teatro dell’Arte in Milan, Italy on October 11, 1964 Trumpet: Miles Davis Saxophone: Wayne Shorter Piano: Herbie Hancock Bass: Ron Carter Drums: Tony Williams
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La lunga strada che è la strada del mondo passa attorno al mondo piena di tutte le persone del mondo per non parlare di tutte le voci di tutte le persone che siano mai esistite Amanti e piangenti vergini e dormienti venditori di spaghetti e uomini sandwich lattai e oratori banchieri bolsi casalinghe calcolatrici inguainate in snobberie di nylon deserti di pubblicitari mandrie di puledre delle superiori orde di universitari tutti che parlano e parlano e passeggiano qui e là o si sporgono dalle finestre per vedere come gira il mondo dove tutto succede prima o poi se davvero succede E la lunga strada che è la strada più lunga del mondo ma che non è lunga come sembra attraversa tutte le città e tutti i paesaggi giù per ogni vicolo su per ogni viale attraverso ogni incrocio con il semaforo rosso o con il semaforo verde città al sole continenti sotto la pioggia Hong Kong affamate Tuscaloosa non dissodabili Oakland dell’anima Dublino dell’immaginazione E la lunga strada si srotola tutt’attorno come un enorme trenino ciuff-ciuff che sbuffa attorno al mondo con i passeggeri che piangono forte e poppanti e cestelli da pic-nic e gatti e cani e tutti quanti a chiedersi ma chi è in cabina là davanti che guida il treno se pure c’è qualcuno il treno che corre attorno al mondo come un mondo che va in tondo e tutti quanti a chiedersi cos’è che succede se pure succede qualcosa e alcuni che si sporgono e guardano avanti e cercano di dare almeno un’occhiata al macchinista nella sua cabina monoculare cercando di vederlo di intravedergli la faccia di coglierne un’occhiata mentre si lanciano attorno a una curva ma non ci riescono mai anche se di tanto in tanto sembra che stiano per farcela E la strada continua dissestata il treno continua a rotolare con i finestrini che si spingono in alto i finestrini che sono le finestre di tutti gli edifici di tutte le strade del mondo che continuano a rotolare nella luce del mondo nella notte del mondo con lanterne agli incroci luci smarrite che illuminano a lampi folle nei luna-park circhi dei boschi di notte bordelli e parlamenti fontane dimenticate porte di cantine e porte non trovate figure alla luce dei lampioni pallidi idoli che danzano mentre il mondo continua dissestato Ma adesso arriviamo alla parte solitaria della strada la parte della strada che percorre la parte solitaria del mondo E questo non è il posto in cui si prende la coincidenza per il Brighton Beach Express Questo non è il posto in cui si fa niente Questa è la parte del mondo dove non c’è niente da fare dove nessuno sta facendo niente dove nessuno è da nessuna parte nessuno in nessun posto tranne te stesso nemmeno uno specchio per fare un tuo doppio non un’anima tranne la tua forse e perfino quella non lì forse o non tua forse perché tu sei come si dice morto sei arrivato in stazione Smonta
Lawrence Ferlinghetti – La lunga strada The Long Street A Coney Island of the Mind (City Lights Books, New Directions Publishing Corporation, 1958)
A Coney Island of the Mind / Lawrence Ferlinghetti traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan. Roma : Minimum fax, 2011
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Miles Davis Quintet Live at Teatro dell’Arte in Milan, Italy on October 11, 1964 Trumpet: Miles Davis Saxophone: Wayne Shorter Piano: Herbie Hancock Bass: Ron Carter Drums: Tony Williams
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La lunga strada che è la strada del mondo passa attorno al mondo piena di tutte le persone del mondo per non parlare di tutte le voci di tutte le persone che siano mai esistite Amanti e piangenti vergini e dormienti venditori di spaghetti e uomini sandwich lattai e oratori banchieri bolsi casalinghe calcolatrici inguainate in snobberie di nylon deserti di pubblicitari mandrie di puledre delle superiori orde di universitari tutti che parlano e parlano e passeggiano qui e là o si sporgono dalle finestre per vedere come gira il mondo dove tutto succede prima o poi se davvero succede E la lunga strada che è la strada più lunga del mondo ma che non è lunga come sembra attraversa tutte le città e tutti i paesaggi giù per ogni vicolo su per ogni viale attraverso ogni incrocio con il semaforo rosso o con il semaforo verde città al sole continenti sotto la pioggia Hong Kong affamate Tuscaloosa non dissodabili Oakland dell’anima Dublino dell’immaginazione E la lunga strada si srotola tutt’attorno come un enorme trenino ciuff-ciuff che sbuffa attorno al mondo con i passeggeri che piangono forte e poppanti e cestelli da pic-nic e gatti e cani e tutti quanti a chiedersi ma chi è in cabina là davanti che guida il treno se pure c’è qualcuno il treno che corre attorno al mondo come un mondo che va in tondo e tutti quanti a chiedersi cos’è che succede se pure succede qualcosa e alcuni che si sporgono e guardano avanti e cercano di dare almeno un’occhiata al macchinista nella sua cabina monoculare cercando di vederlo di intravedergli la faccia di coglierne un’occhiata mentre si lanciano attorno a una curva ma non ci riescono mai anche se di tanto in tanto sembra che stiano per farcela E la strada continua dissestata il treno continua a rotolare con i finestrini che si spingono in alto i finestrini che sono le finestre di tutti gli edifici di tutte le strade del mondo che continuano a rotolare nella luce del mondo nella notte del mondo con lanterne agli incroci luci smarrite che illuminano a lampi folle nei luna-park circhi dei boschi di notte bordelli e parlamenti fontane dimenticate porte di cantine e porte non trovate figure alla luce dei lampioni pallidi idoli che danzano mentre il mondo continua dissestato Ma adesso arriviamo alla parte solitaria della strada la parte della strada che percorre la parte solitaria del mondo E questo non è il posto in cui si prende la coincidenza per il Brighton Beach Express Questo non è il posto in cui si fa niente Questa è la parte del mondo dove non c’è niente da fare dove nessuno sta facendo niente dove nessuno è da nessuna parte nessuno in nessun posto tranne te stesso nemmeno uno specchio per fare un tuo doppio non un’anima tranne la tua forse e perfino quella non lì forse o non tua forse perché tu sei come si dice morto sei arrivato in stazione Smonta
Lawrence Monsanto Ferlinghetti (Yonkers, 24 marzo 1919 – San Francisco, 22 febbraio 2021)
A Coney Island Of The Mind Lawrence Ferlinghetti (1955-1958) traduzione di DAMIANO ABENI E MOIRA EGAN
Poesie da FOTOGRAFIE DEL MONDO ANDATO (1955)
Il mondo è un gran bel posto The world is a beautiful place
Il mondo è un gran bel posto per nascerci se non vi dà fastidio che la felicità non sia sempre poi tutto ’sto spasso se non vi dà fastidio un pizzico di inferno di tanto in tanto proprio quando tutto fila liscio perché perfino in paradiso non stanno sempre lì a cantare Il mondo è un gran bel posto per nascerci se non vi dà fastidio che la gente muoia di continuo o magari stia solo morendo di fame ogni tanto il che non è poi così grave se non si tratta di voi Oh il mondo è un gran bel posto per nascerci se non vi dà fastidio più di tanto qualche mente morta tra gli alti papaveri o un paio di bombe di tanto in tanto sulle vostre facce rivolte all’insù o altre consimili sconvenienze di cui la nostra società Marchio Aziendale è preda con i suoi uomini distinti e i suoi uomini estinti e i suoi preti e gli altri vigilantes e le sue svariate segregazioni e le investigazioni parlamentari e le altre stitichezze di cui la nostra carne cogliona è erede Sì il mondo è il miglior posto di tutti per un sacco di cose tipo prendere parte alla scena divertente e prendere parte alla scena d’amore e prendere parte alla scena lacrimosa e cantare canzoni sommesse e avere ispirazioni e passeggiare guardando tutto e sentendo il profumo dei fiori e toccando il culo alle statue e perfino per pensare e baciare le persone e per fare bambini e portare i calzoni e salutare sventolando il cappello e per ballare e andare a nuotare nei fiumi o a fare picnic in piena estate e in generale proprio per «spassarsela» Sì ma poi proprio sul più bello arriva sorridente il becchino
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Thelonious Monk Quartet – Misterioso Thelonious Monk (piano) Johnny Griffin (saxophone, tenor saxophone) Roy Haynes (drums) Ahmed Abdul-Malik (bass)
Lawrence Monsanto Ferlinghetti (Yonkers, 24 marzo 1919 – San Francisco, 22 febbraio 2021)
Lawrence Ferlinghetti – Cristo è smontato dal Suo Legno nudo Lettura di Luigi Maria Corsanico CHRIST CLIMBED DOWN A Coney Island of the Mind (City Lights Books, New Directions Publishing Corporation, 1958)
A Coney Island of the Mind / Lawrence Ferlinghetti traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan. Roma : Minimum fax, 2011
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Cristo è smontato dal Suo Legno nudo quest’anno ed è scappato in un posto dove non c’erano alberi di Natale senza radici con appesi dolcetti e fragili stelle Cristo è smontato dal Suo Legno nudo quest’anno ed è scappato in un posto dove non c’erano alberi di Natale dorati nè alberi di Natale di lustrini nè alberi di Natale di stagnola nè alberi di Natale di plastica rosa nè alberi di Natale d’oro nè alberi di Natale neri nè alberi di Natale blu cobalto con appese candele elettriche e circondati da trenini elettrici di stagno e da stucchevoli parenti sapientoni Cristo è smontato dal Suo Legno nudo quest’anno ed è scappato in un posto dove non c’erano zone di competenza di intrepidi venditori di Bibbie con cadillac bicolori e dove nessun presepe da grande magazzino completo di bambino in plastica nella mangiatoia arrivava come pacco postale al bambino per raccomandata e dove in tv non si trasmettevano i Re Magi che lodano il whisky Lord Calvert Cristo è smontato dal Suo Legno nudo quest’anno ed è scappato in un posto dove nessuno sconosciuto ciccione maniaco-del-dare-la-mano con un vestito rosso di flanella e la barba bianca finta se ne andava in giro spacciandosi per una specie di santo del Polo Nord che attraversa il deserto fino a Betlemme nella Pennsylvania su una slitta Volkswagen trainata da gioviali renne degli Adirondack dai nomi tedeschi e che porta sacchi di Umili Doni da Saks della Fifth Avenue per l’immaginato Cristo bambino di tutti quanti Cristo è smontato dal Suo Legno nudo quest’anno ed è scappato in un posto dove non c’erano cantori alla Bing Crosby che mugolavano di uno stanco Natale e dove nessun angelo di Radio City pattinava senza ali sul ghiaccio attraverso un paese invernale delle meraviglie fino a un paradiso alla jinglebell ogni giorno alle 8 e mezza con matinèe della Messa di Mezzanotte Cristo è smontato dal suo Legno Nudo quest’anno e piano piano s’è infilato di nuovo via in un anonimo ventre di Maria dove nella più tenebrosa notte dell’anonima anima di tutti quanti Egli di nuovo attende un’inimmaginabile e impossibilmente Immacolata Riconcezione in assoluto il più folle dei Secondi Avventi.
A Coney Island Of The Mind Lawrence Ferlinghetti (1955-1958) traduzione di DAMIANO ABENI E MOIRA EGAN
Poesie da FOTOGRAFIE DEL MONDO ANDATO (1955)
Thelonious Monk Quartet – Misterioso Thelonious Monk (piano) Johnny Griffin (saxophone, tenor saxophone) Roy Haynes (drums) Ahmed Abdul-Malik (bass)
11. Il mondo è un gran bel posto The world is a beautiful place
Il mondo è un gran bel posto per nascerci se non vi dà fastidio che la felicità non sia sempre poi tutto ’sto spasso se non vi dà fastidio un pizzico di inferno di tanto in tanto proprio quando tutto fila liscio perché perfino in paradiso non stanno sempre lì a cantare Il mondo è un gran bel posto per nascerci se non vi dà fastidio che la gente muoia di continuo o magari stia solo morendo di fame ogni tanto il che non è poi così grave se non si tratta di voi Oh il mondo è un gran bel posto per nascerci se non vi dà fastidio più di tanto qualche mente morta tra gli alti papaveri o un paio di bombe di tanto in tanto sulle vostre facce rivolte all’insù o altre consimili sconvenienze di cui la nostra società Marchio Aziendale è preda con i suoi uomini distinti e i suoi uomini estinti e i suoi preti e gli altri vigilantes e le sue svariate segregazioni e le investigazioni parlamentari e le altre stitichezze di cui la nostra carne cogliona è erede Sì il mondo è il miglior posto di tutti per un sacco di cose tipo prendere parte alla scena divertente e prendere parte alla scena d’amore e prendere parte alla scena lacrimosa e cantare canzoni sommesse e avere ispirazioni e passeggiare guardando tutto e sentendo il profumo dei fiori e toccando il culo alle statue e perfino per pensare e baciare le persone e per fare bambini e portare i calzoni e salutare sventolando il cappello e per ballare e andare a nuotare nei fiumi o a fare picnic in piena estate e in generale proprio per «spassarsela» Sì ma poi proprio sul più bello arriva sorridente il becchino
CHRIST CLIMBED DOWN A Coney Island of the Mind (City Lights Books, New Directions Publishing Corporation, 1958) A Coney Island of the Mind / Lawrence Ferlinghetti traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan. Roma : Minimum fax, 2011
Dark Was the Night Cold Was the Ground by Blind Willie Johnson (1927)
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Cristo è smontato
dal Suo Legno nudo
quest’anno
ed è scappato in un posto dove
non c’erano alberi di Natale senza radici
con appesi dolcetti e fragili stelle
Cristo è smontato
dal Suo Legno nudo
quest’anno
ed è scappato in un posto dove
non c’erano alberi di Natale dorati
nè alberi di Natale di lustrini
nè alberi di Natale di stagnola
nè alberi di Natale di plastica rosa
nè alberi di Natale d’oro
nè alberi di Natale neri
nè alberi di Natale blu cobalto
con appese candele elettriche
e circondati da trenini elettrici di stagno
e da stucchevoli parenti sapientoni
Cristo è smontato
dal Suo Legno nudo
quest’anno
ed è scappato in un posto dove
non c’erano zone di competenza
di intrepidi venditori di Bibbie
con cadillac bicolori
e dove nessun presepe da grande magazzino
completo di bambino in plastica nella mangiatoia
arrivava come pacco postale
al bambino per raccomandata
e dove in tv non si trasmettevano i Re Magi
che lodano il whisky Lord Calvert
Cristo è smontato
dal Suo Legno nudo
quest’anno
ed è scappato in un posto dove
nessuno sconosciuto ciccione maniaco-del-dare-la-mano
con un vestito rosso di flanella
e la barba bianca finta
se ne andava in giro spacciandosi
per una specie di santo del Polo Nord
che attraversa il deserto fino a Betlemme
nella Pennsylvania
su una slitta Volkswagen
trainata da gioviali renne degli Adirondack
dai nomi tedeschi
e che porta sacchi di Umili Doni
da Saks della Fifth Avenue
per l’immaginato Cristo bambino di tutti quanti
Cristo è smontato
dal Suo Legno nudo
quest’anno
ed è scappato in un posto dove
non c’erano cantori alla Bing Crosby
che mugolavano di uno stanco Natale
e dove nessun angelo di Radio City
pattinava senza ali sul ghiaccio
attraverso un paese invernale delle meraviglie
fino a un paradiso alla jinglebell
ogni giorno alle 8 e mezza
con matinèe della Messa di Mezzanotte
Cristo è smontato
dal suo Legno Nudo
quest’anno
e piano piano s’è infilato di nuovo via
in un anonimo ventre di Maria
dove nella più tenebrosa notte
dell’anonima anima di tutti quanti
Egli di nuovo attende
un’inimmaginabile
e impossibilmente
Immacolata Riconcezione
in assoluto il più folle
dei Secondi Avventi.