Nâzım Hikmet (Salonicco, 15 gennaio 1902– Mosca, 3 giugno 1963)
Anima mia 1948 (Traduzione di Joyce Lussu) Lettere dal Carcere a Munevver Prigione di Bursa (Anatolia)
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Aleksandr Skrjabin Evgeny Zarafiants, piano Prelude Op.11 No.4
Flaming June, by Frederic Lord Leighton (1830-1896)
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Anima mia chiudi gli occhi piano piano e come s’affonda nell’acqua immergiti nel sonno nuda e vestita di bianco il più bello dei sogni ti accoglierà anima mia chiudi gli occhi piano piano abbandonati come nell’arco delle mie braccia nel tuo sonno non dimenticarmi chiudi gli occhi pian piano i tuoi occhi marroni dove brucia una fiamma verde anima mia.
Nâzim Hikmet/Concerto in D minor n.1.di Johann Sebastian Bach Varsavia, 28 febbraio 1958 Questa poesia è tratta da Nazim Hikmet, Poesie d’amore traduzione di Joyce Lussu Lettura di Luigi Maria Corsanico
Harpsichord Concerto No.1 in D minor, BWV 1052 Johann Sebastian Bach Fulda Symphonic Orchestra Johannes Volker Schmidt, piano Simon Schindler, conductor
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Mattino d’autunno nella vigna fila per fila ceppo per ceppo i ceppi si ripetono e i grappoli sui ceppi e gli acini sui grappoli e la luce sugli acini.
La notte nella casa grandissima e bianca una luce dentro ciascuna le finestre si ripetono
tutte le piogge che cadono si ripetono sul suolo sull’albero sul mare sulla mia mano il mio viso i miei occhi e le gocce si schiacciano sul vetro
rinnovamento dei miei giorni simili gli uni agli altri differenti gli uni dagli altri
ripetersi dei punti a maglia ripetersi nel cielo stellato in tutte le lingue ripetizioni dei «t’amo» e nelle foglie il rinnovamento dell’albero e in ogni letto di morte il dolore per la vita troppo breve
ripetersi della neve che cade della neve che cade leggera della neve che cade a fiocchi della neve che fuma come la nebbia disperdendosi nella tempesta che imperversa ripetersi della neve che mi sbarra il cammino
i bambini giuocano nel cortile nel cortile giuocano i bambini una vecchia passa nella strada nella strada una vecchia passa passa una vecchia nella strada.
La notte nella casa grandissima e bianca una luce dentro ciascuna le finestre si ripetono sui grappoli, rinnovamento di acini sugli acini, la luce
camminare verso il giusto e il vero combattere per il vero, il giusto conquistare il giusto, il vero
le tue lacrime mute e il tuo sorriso, mio amore, i tuoi singhiozzi i tuoi scoppi di risa, mio amore, il ripetersi del tuo riso dai denti bianchi brillanti
il mattino d’autunno nella vigna fila per fila nodo per nodo i ceppi si ripetono sui ceppi, i grappoli sui grappoli, gli acini sugli acini, la luce nella luce. il mio amore.
Il miracolo del rinnovamento, mio cuore, è il non ripetersi del ripetersi.
Hymns, Prayers and Rituals, vol. 3 nº 47: Chant from a holy book. George Gurdjieff / Thomas de Hartmann Solaris Quartet
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“Durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me” non dico che fosse come la mia ombra mi stava accanto anche nel buio non dico che fosse come le mie mani e i miei piedi quando si dorme si perdono le mani e i piedi e io non perdevo la nostalgia nemmeno durante il sonno
durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me non dico che fosse fame o sete o desiderio del fresco nell’afa o del caldo nel gelo era qualcosa che non può giungere a sazietà non era gioia o tristezza non era legata alle città alle nuvole alle canzoni ai ricordi era in me e fuori di me
durante tutto il viaggio la nostalgia non si è separata da me e del viaggio nulla mi resta se non quella nostalgia.
Varsavia, 1960
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“Dimentica i mandorli in fiore” Non vale la pena In questa storia Di ricordare ciò che non può ritornare. Asciuga al sole i tuoi capelli bagnati: languidi come frutti maturi brillino umidi, grevi, i vermigli riflessi. Amore mio, amore mio, siamo in autunno
Nâzım Hikmet I tuoi occhi (GÖZLERİN, 1948) Traduzione di Joyce Lussu
Lettura di Luigi Maria Corsanico
La musica che accompagna le immagini è la Sonata op. 3 n. 6 di Niccolo’ Paganini, suonata dal violinista italiano Marco Fornaciari.
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I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi che tu venga all’ospedale o in prigione nei tuoi occhi porti sempre il sole. I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi questa fine di maggio, dalle parti d’Antalya, sono cosi, le spighe, di primo mattino;
i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi quante volte hanno pianto davanti a me son rimasti tutti nudi, i tuoi occhi, nudi e immensi come gli occhi di un bimbo ma non un giorno han perso il loro sole;
i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi che s’illanguidiscano un poco, i tuoi occhi gioiosi, immensamente intelligenti, perfetti: allora saprò far echeggiare il mondo del mio amore.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi Così sono d’autunno i castagneti di Bursa le foglie dopo la pioggia e in ogni stagione e ad ogni ora, Istanbul.
I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi verrà giorno, mia rosa, verrà giorno che gli uomini si guarderanno l’un l’altro fraternamente con i tuoi occhi, amor mio, si guarderanno con i tuoi occhi.
NÂZIM HIKMET Anche questa mattina mi sono svegliato Berlino, 1961 da Poesie d’amore, 1965 Traduzione di Joyce Lussu
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Dmitri Shostakovich
Cello Concerto No.1, 2nd movement
Fotografia di Remus Tiplea
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Anche questa mattina mi sono svegliato
e il muro la coperta i vetri la plastica il legno
si son buttati addosso a me alla rinfusa
e la luce d’argento annerito della lampada
mi si è buttato addosso anche un biglietto di tram
e il giallo della parete e tre righe di scritto
e la camera d’albergo e questo paese nemico
e la metà del sogno caduta da questo lato s’è spenta
mi si è buttata addosso la fronte bianca del tempo
e i ricordi più vecchi e la tua assenza nel letto
e la nostra separazione e quello che siamo
mi sono svegliato anche questa mattina
e ti amo.
Nâzım Hikmet (Salonicco, 15 gennaio 1902– Mosca, 3 giugno 1963)
Concerto in D minor n.1.di Johann Sebastian Bach Varsavia, 28 febbraio 1958 Questa poesia è tratta da Nazim Hikmet, Poesie d’amore traduzione di Joyce Lussu Lettura di Luigi Maria Corsanico
Harpsichord Concerto No.1 in D minor, BWV 1052 Johann Sebastian Bach Fulda Symphonic Orchestra Johannes Volker Schmidt, piano Simon Schindler, conductor
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Mattino d’autunno nella vigna
fila per fila ceppo per ceppo i ceppi si ripetono
e i grappoli sui ceppi
e gli acini sui grappoli
e la luce sugli acini.
La notte nella casa grandissima e bianca
una luce dentro ciascuna
le finestre si ripetono
tutte le piogge che cadono si ripetono
sul suolo sull’albero sul mare
sulla mia mano il mio viso i miei occhi
e le gocce si schiacciano sul vetro
rinnovamento dei miei giorni
simili gli uni agli altri
differenti gli uni dagli altri
ripetersi dei punti a maglia
ripetersi nel cielo stellato
in tutte le lingue ripetizioni dei «t’amo»
e nelle foglie il rinnovamento dell’albero
e in ogni letto di morte il dolore
per la vita troppo breve
ripetersi della neve
che cade
della neve che cade leggera
della neve che cade a fiocchi
della neve che fuma come la nebbia
disperdendosi nella tempesta
che imperversa
ripetersi della neve che mi sbarra il cammino
i bambini giuocano nel cortile
nel cortile giuocano i bambini
una vecchia passa nella strada
nella strada una vecchia passa
passa una vecchia nella strada.
La notte nella casa grandissima e bianca
una luce dentro ciascuna
le finestre si ripetono
sui grappoli, rinnovamento di acini
sugli acini, la luce
camminare verso il giusto e il vero
combattere per il vero, il giusto
conquistare il giusto, il vero
le tue lacrime mute e il tuo sorriso, mio amore,
i tuoi singhiozzi i tuoi scoppi di risa, mio amore,
il ripetersi del tuo riso
dai denti bianchi brillanti
il mattino d’autunno nella vigna
fila per fila nodo per nodo i ceppi si ripetono
sui ceppi, i grappoli
sui grappoli, gli acini
sugli acini, la luce
nella luce. il mio amore.
Rovistando in magazzino ho trovato questa registrazione di due anni fa. Stavo male, senza denti e con la fibromialgia che mi tormentava. Stavo male, come sempre, anche adesso… Essere cancellati da un figlio è quanto di più doloroso possa capitare. Avevo bisogno di scriverlo, senza pudore, perché mi pesa troppo tenere dentro questo dolore, forse meritato. Nient’altro. Scusate.
NÂZIM HIKMET ANGINA PECTORIS (1948) Traduzione di Joyce Lussu da “Tradurre Poesia” (1967)
Interpretazione di Luigi Maria Corsanico
Johann Sebastian Bach Cello Suite No.4 in E flat major, BWV1010 4.Sarabande Robert Cohen
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Se qui c’è la metà del mio cuore, dottore,
l’altra metà sta in Cina
nella lunga marcia verso il Fiume Giallo.
E poi ogni mattina, dottore,
ogni mattina all’alba
il mio cuore lo fucilano in Grecia.
E poi, quando i prigionieri cadono nel sonno
quando gli ultimi passi si allontanano
dall’infermeria
il mio cuore se ne va, dottore,
se ne va in una vecchia casa di legno, a Istanbul.
E poi sono dieci anni, dottore,
che non ho niente in mano da offrire al mio popolo
niente altro che una mela
una mela rossa, il mio cuore.
E’ per tutto questo, dottore,
e non per l’arteriosclérosi, per la nicotina, per la prigione,
che ho quest’angina pectoris.
Guardo la notte attraverso le sbarre
e malgrado tutti questi muri
che mi pesano sul petto
il mio cuore batte con la stella più lontana.