César Vallejo, 16.3.1892 (Santiago de Chuco, Perù) – 15.4.1938 (Parigi)
Obra poética completa
preparada por Georgette de Vallejo
FRANCISCO MONCLOA EDITORES S.A. LIMA, 1968
HERALDOS NEGROS
1918
Traduzione di Marcello Comitini
- Gli araldi neri
TRUENOS
- Agape
- La cena miserabile
- I dadi eterni
Lettura di Luigi Maria Corsanico
Arvo Pärt, Lamentate
Olga Scheps, piano
Estonian National Orchestra / Bas Wiegers
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GLI ARALDI NERI
Ci sono colpi nella vita, talmente forti … Non so!
Colpi come l’odio di Dio; come se di fronte ad essi,
la risacca di tutto il sofferto
ristagnasse nell’anima … Non so!
Sono pochi; però sono … Aprono solchi oscuri
nel volto più fiero e nella schiena più forte.
Saranno forse i corsieri di barbari Attila;
o gli araldi neri che ci invia la Morte.
Sono le cadute profonde dei Cristi dell’anima,
di qualche fede adorabile che il Destino bestemmia.
Questi colpi sanguinosi sono i crepitii
di qualche pane nostro che sulla porta del forno si brucia.
E l’uomo … Povero … povero! Gira gli occhi, come
quando una pacca sulla spalla ci chiama;
gira gli occhi folli, e tutto il vissuto
ristagna, come pozzanghera di colpa, nello sguardo.
Ci sono colpi nella vita, talmente forti … Non so!
***
AGAPE
Oggi nessuno mi ha fatto domande;
né mi hanno chiesto nulla questa sera.
Non ho visto neanche un fiore di cimitero
in tanto allegro corteo di luci.
Perdonami, Signore: del mio poco essere morto!
In questa sera tutti, tutti passano
senza chiedermi, né mi domandano nulla.
E non so cosa scordano e mi resta
malamente in mano, come cosa estranea.
Sono andato alla porta,
e mi vien voglia di gridare a tutti:
Se vi manca qualcosa, qui è rimasto!
Perché tutte le sere di questa vita,
non so che porte sbattono su un viso,
e qualcosa di estraneo prende la mia anima.
Oggi non è venuto nessuno;
e oggi sono morto talmente poco in questa sera!
***
LA CENA MISERABILE
Fino a quando staremo sperando qualcosa
che non ci spetta?… E con che angolo stenderemo
le povere ginocchia per sempre! Fino a quando
la croce che c’incoraggia non fermerà i suoi remi?
Fino a quando il Dubbio ci insignirà di medaglie
per aver sofferto?…
Siamo stati seduti
già molto a tavola, con l’amarezza del bimbo
che sveglio a mezzanotte piange di fame …
Quando c’incontreremo con gli altri, sulla soglia
di una mattina eterna, dopo aver cenato tutti?
Fino a quando questa valle di lacrime, dove
non ho mai detto di portarmi.
Sui gomiti,
molle di pianto, ripeto sconfitto e a testa bassa:
fino a quando la cena durerà?
C’è qualcuno che ha molto bevuto, e prende in giro,
e si avvicina e si scosta da noi, come un cucchiaio nero
d’amara essenza umana, la tomba …
E sa ancor meno
l’oscura fino a quando la cena durerà!
***
I DADI ETERNI
Para Manuel González Prada
esta emoción bravía y selecta,
una de las que, con más entusiasmo,
me ha aplaudido el gran maestro.
Dio mio, sto piangendo l’essere che vivo;
mi dispiace aver preso il tuo pane;
però questo povero fango pensante
non è crosta fermentata nel tuo costato:
tu non hai Marie che se ne vanno!
Dio mio, se fossi stato un uomo
oggi sapresti essere Dio;
però tu, che sei stato sempre senza mali,
non senti nulla della tua creazione.
E l’uomo soffre per te: il Dio è lui!
Oggi che nei miei occhi stregati ci sono ceri
come intorno a un condannato,
Dio mio, accenderai tutte le tue candele,
e giocheremo con il vecchio dado.
Forse, oh giocatore, tirando a sorte
dell’intero l’universo,
sorgeranno le occhiaie della Morte
come due assi funebri di fango.
Dio mio, e in questa notte sorda, oscura,
non potrai più giocare, perché la Terra
è un dado roso e già arrotondato
che a forza di ruotare all’avventura,
non può fermarsi che in una buca,
nella cavità di un’immensa sepoltura.